Ed eccoci qui, Silvia, seduti attorno a questa vecchia tavola, con il chiarore che questa lampada a olio produce. Siamo qui per sapere, conoscere, curiosare. Ma soprattutto per fantasticare attraverso le tue parole. Oggi dal baule dei ricordi abbiamo voluto pescare IL CILE E L’ISOLA DI PASQUA, territori molto lontani, misteriosi e affascinanti allo stesso tempo. Di quelli, per altro, giustamente etichettabili come “dall’altra parte del mondo” vista la loro considerevole lontananza. Ma proprio per questo belli e magici da esplorare.
Silvia, prima di esplorare questa fantastica meta, parlaci di te. Cosa ti spinge a viaggiare… quali le sensazioni che respiri ogni volta…
Ciao io sono Silvia, una ragazza di 32 anni che vive ad Ancona e lavora in un bar. Sono stata sempre una persona estremamente curiosa e sono sempre stata attratta da chi è “diverso” da me e dalle cose e i luoghi che non vivo quotidianamente. Per questo motivo da quando ho un lavoro stabile ogni anno cerco di regalarmi 15/20 giorni alla scoperta di posti a me sconosciuti, con culture opposte alle mie in grado di arricchirmi la vista, lo spirito e l’anima. Devo ammettere che, psicologicamente, questa cosa mi aiuta ad affrontare le difficoltà che incontro durante l’anno. Solo pensare che ho un obiettivo così importante mi da la forza per andare avanti e farmi forza. Posso dire che ogni anno il mio viaggio comincia nel momento in cui inizio a sognare una meta, cercare il volo e acquistarlo, leggere tutti i blog esistenti su quel luogo, le curiosità, i posti “meno turistici” da esplorare. La cosa più straziante è quella di cercare di creare un buon itinerario che ti permetta di ottimizzare i tempi che purtroppo sono sempre più ristretti di quello che vorresti. Mi piacerebbe essere una di quelle viaggiatrici che parte per posti sconosciuti e si lascia trascinare dagli eventi e dalle sensazioni, ma purtroppo non posso, almeno per ora…
Da qui, tra i tanti timbri sul passaporto, anche quello cileno. Quale l’impatto con questo paese…
La scelta della meta è sempre la parte più entusiasmate di tutta l’organizzazione. Inizi realmente a sognare come può essere un posto, ti crei delle aspettative, ti fai delle idee. A volte parti con le idee ben chiare, scegli quel luogo perché lo sogni da una vita o perché ti incuriosisce talmente tanto da non poter rimandare ancora. Il mio viaggio in Cile non è stato niente di tutto ciò, è stata una meta che mi è capitata per una serie di eventi. Mi sono fidata ciecamente dei miei compagni di viaggio (sempre altamente selezionati) e ci siamo tutti buttati su questa avventura. Non sapevo cosa aspettarmi, era un luogo così lontano che facevo realmente fatica a capire a cosa sarei andata incontro. Istintivamente ti viene da pensare “cavolo, sei in sud America, sole, musica, gente solare” ma la prima cosa lampante quando esci dall’aeroporto è che ti senti come di non sei in un paese latino americano. Il mio primo impatto forse non è stato bellissimo, sei catapultato in una grande città sud americana, dove regna il caos, lo smog e la confusione, ma basta alzare gli occhi verso l’orizzonte per vedere la catena delle Ande e per realizzare che oltre c’è un paese veramente da esplorare.
A livello climatico ? E’ un territorio molto esteso… cosa non dovrà mancare nello zaino di ognuno..
Capire quando partire per una determinata meta è la prima domanda che ognuno si pone. Noi abbiamo deciso di fare questo viaggio ad agosto, quindi nel loro inverno. Devo dire che ero molto preoccupata perchè il Cile è veramente esteso e specialmente a livello di altitudini è una dura prova da affrontare; passavamo dai 500 m s.l.d.m. dell’isola di Pasqua con un clima tutto sommato primaverile al deserto di Atacama in cui si raggiungono più di 4200 m s.l.d.m., con temperature che durante la notte potevano scendere fino a -20° e giornate soleggiate con un sole che spacca le pietre. Fare la valigia è stata una dura prova per me che viaggio solo col bagaglio a mano. Pensare di riuscire a far rientrare in 8 kg il necessario per affrontare temperature sotto lo zero era impossibile, invece ci sono riuscita! Preparare la valigia sembra una cosa banale e scontata, ma non lo è, specialmente se viaggi in modo itinerante, dormi ogni notte in un posto diverso e portarsi dietro kg infiniti di cose rischia di far diventare il viaggio stressante e faticoso. Per prima cosa mi sento di consigliare di partire con uno zaino, è molto più pratico e ci entrano molte più cose. Inoltre non bisogna mai scordarsi che a meno che non si vada in un posto dimenticato da Dio se lasci qualcosa a casa puoi facilmente trovarlo e comprarlo sul posto. Infine vale sempre la pena portare una saponetta per il bucato e lavare quello che si può in giro. Questa cosa sarebbe da tenere a mente in tutti i viaggi che uno fa, con quante cose inutilizzate in valigia torniamo a casa? Succede anche a me che parto con il minimo indispensabile ogni volta. Altra piccola dritta teniamo da parte la biancheria intima da buttare o delle magliette che non utilizziamo più, così da portarle in viaggio e buttarle via a mano a mano che vengono utilizzate per fare spazio ai nuovi acquisti. Per quanto riguarda il viaggio in Cile, nello specifico, consiglio di portare pantaloni da trekking di tessuto tecnico, proprio perché si lavano ed asciugano facilmente e in posti come il deserto di Atacama puoi tornare a casa completamente pieno di polvere o avvolto dal sale dei deserti.
Il posto che non dimenticherai facilmente ? Un momento… uno scorcio…
Durante la scelta dell’itinerario abbiamo deciso che non era possibile non fare un salto in Bolivia per ammirare il Salar de Uyuni, il più vasto deserto di sale al mondo, in cui hai la sensazione di essere veramente in un altro pianeta. Senza strade. Distese immense bianchissime è tutto ciò che circonda il salar con le sue lagune colorate. Ti rendi subito conto di non essere più in Cile. Le persone sono molto diverse e percepisci un livello altissimo di povertà. Per quanto la zona sia molto turistica è priva di strutture per i turisti e vieni “ospitato” a dormire a casa delle persone del posto. Case che sono cantieri aperti perché chi ha la casa in costruzione non paga le tasse fino a che non è terminata. Case prive di riscaldamento, di connessioni ad internet, e molto spesso prive di elettricità. Devo ammettere che è stata una dura prova ma che rifarei altre mille volte perché la magia di quei posti ti fa dimenticare le “disavventure”. È impossibile ricordare uno scorcio in particolare, sono rimasta veramente a bocca aperta davanti a così tanta bellezza. Non a caso credo l’anno successivo è stata inaugurata la strada più spettacolare del mondo che parte dal deserto di Atacama e arriva al Perito Moreno che attraversa 17 parchi nazionali.
Come hai scelto di girare il paese… viaggiatrice da mezzi pubblici, autostop… o jeep a noleggio…
Abbiamo utilizzato un po’ di tutto. Dai voli interni, ai mezzi pubblici, i taxi, jeep private nei deserti, e specialmente gli uber. In Sud America il servizio uber funziona perfettamente e costa veramente pochissimo, anzi specialmente nelle grandi città e di notte ti consigliano di usarlo anche per brevi spostamenti per evitare di capitare in situazioni spiacevoli e pericolose.
E poi, il volo ovviamente, non tanto quello di andata o ritorno… quando quello per l’Isola di Pasqua.. che hai aggiunto all’itinerario.
Il volo è sempre una parte entusiasmante del viaggio, prima di tutto perché adoro gli aeroporti li trovo posti magici e fantastici. Nel viaggio di andata sei carico a mille, emozionato, non vedi l’ora di arrivare e di vivere quei posti. Il ritorno è triste, perché è finito tutto ma non fai altro che pensare a quello che hai visto e che ti lasci alle spalle. In questo viaggio in particolare ho fatto tantissime ore di volo tra cui quelle per raggiungere l’isola di Rapanui comunemente chiamata Isola di Pasqua. Volo lunghissimo di 5 ore, ti da la completa sensazione di essere fuori dal mondo circondato dal nulla. Gli unici colori che vedi sono il blu del mare, il verde dei prati e il marrone delle statue Moai che rendono famosa l’isola. Ti accolgono con delle corone di fiori fatte dagli abitanti del posto (come le Hawaii e le isole polinesiane che fanno parte dello stesso arcipelago). I cittadini dell’isola sono molto legati alla loro terra e la proteggono come possono dai turisti. È sicuramente uno dei posti da vedere una volta nella vita per la pace che ti trasmette, per la bellezza e specialmente per i suoi tramonti mozzafiato.
E’ un territorio estremo… isolato… lontano da ogni cosa… l’animo come reagisce a tutto ciò..
In viaggio sto sempre terribilmente bene, sento proprio di trovare la mia pace interiore e di fare quello che veramente amo fare nella vita, scoprire posti nuovi, conoscere abitanti del posto, culture e tradizioni (a San Pedro de Atacama è illegale ballare). Più il posto è lontano e sperduto più riesco a raggiungere questo senso di serenità che mi aiuta a vivere meglio.
Per concludere la più classica delle domande. Il viaggio da sogno nel cassetto ? Magari proprio il 2021 sarà già l’anno buono per esaudirlo…
Questo 2020 mi ha messo a dura prova e pensare di vivere una vita senza poter viaggiare mi fa impazzire. Questa pandemia non mi ha permesso di partire per il Sud Africa ad agosto e credo che quella sarà la prossima meta. Ma il vero sogno nel cassetto è andare in Etiopia, muoversi con le jeep, cucina da campo, ed esplorare le tribù che la popolano. Tutto tornerà. Presto.